Il Glaucoma
- Prof. Vincenzo Pagliara
- 14 mar 2015
- Tempo di lettura: 3 min

Cause del glaucoma. Il glaucoma causa un danno progressivo del nervo ottico, che ha la funzione di trasmettere le informazioni visive dall’occhio ai cervello. È dovuto principalmente all’aumento della pressione intraoculare, che provoca schiacciamento e cattiva irrorazione sanguigna del nervo ottico, fino alla morte delle sue cellule. Tale aumento dipende da una difficoltà a defluire dell’umor acqueo, liquido prodotto nell’occhio. Il danno al nervo ottico, se non diagnosticato e curato in tempo, provoca una riduzione permanente del campo visivo fino alla perdita della vista.
Oggi, grazie a nuovi farmaci e una diagnosi precoce, è sempre più frequente il controllo della malattia, ricorrendo solo raramente alla chirurgia.
Tra i fattori di rischio la pressione intraoculare è il più importante, oltre alla familiarità e ai fattori oculari come miopia, emorragie o atrofie della retina intorno al disco ottico. Infine vanno considerati anche fattori vascolari come il vasospasmo (circa la metà dei glaucomatosi normotensivi soffre di emicrania), l’ipotensione arteriosa, il diabete, una maggiore viscosità del sangue e le malattie cardiovascolari.
Le varie forme del glaucoma.
La forma di glaucoma più frequente è il glaucoma cronico ad angolo aperto, chiamato “il ladro silenzioso della vista”: è quasi sempre asintomatico ma in una minoranza dei casi può dare cefalea o dolore al bulbo oculare.
Solo nelle fasi tardive, quando ormai il danno al nervo ottico è avanzato, si manifestano difficoltà visive. Importante è scoprire le alterazioni iniziali con specifici esami, come il campo visivo computerizzato, che evidenzia aree di ridotta percezione luminosa (il paziente vede solo gli oggetti posti davanti a sé, ma non lateralmente). Se non diagnosticato e curato per tempo può portare alla cecità. È dovuto alla difficoltà con cui i liquidi prodotti all’interno dell’occhio defluiscono attraverso una specie di filtro chiamato trasecolato.
Altra forma meno frequente è il glaucoma acuto ad angolo chiuso, l’unico che insorge rapidamente con sintomi evidenti quali cefalea, dolore ed arrossamento oculare, per una chiusura dell’angolo, la zona da cui l’umor acqueo fuoriesce dal bulbo, che in questi casi è più stretto.
Più rari sono il glaucoma a bassa pressione, dove si producono dei danni al nervo ottico a valori pressori nei limiti di normalità; il glaucoma congenito che, comparendo subito dopo la nascita nei bambini con occhi molto grandi, necessita di un intervento chirurgico precoce, e il glaucoma iatrogeno, dovuto all’uso prolungato di farmaci come il cortisone (attenzione all’uso indiscriminato di colliri!).
La terapia (cura del glaucoma)
Si basa sulla riduzione dell’umor acqueo, di solito con farmaci, più raramente con il laser o la chirurgia. Sono sempre più numerosi i colliri a disposizione, classificabili in due gruppi:
¬ farmaci che riducono la produzione di umor acqueo (beta bloccanti, inibitori dell’anidrasi carbonica, alfa 2 agonisti);
¬ farmaci che migliorano il deflusso dell’umor acqueo (derivati dalle prostaglandine, simpaticomimetici adrenergici).
Le associazioni (due farmaci in un solo collirio) sono molto efficaci, con numerosi vantaggi:
riduzione della frequenza delle istillazioni, con minori effetti collaterali dovuti ai conservanti e minor effetto wash-out (il secondo collirio cha lava via il primo). Alcuni colliri sono controindicati in asmatici e cardiopatici (beta bloccanti), altri raramente possono dare iperemia congiuntivele (prostaglandine).
Alcuni possono migliorare la perfusione della testa del nervo ottico (simpaticomimetici e alfa 2 agonisti). Infine esistono farmaci per uso orale che hanno un effetto neuroprotettivo e a volte anche ipotonizzante, che vanno a integrare l’azione dei colliri, per proteggere le fibre nervose che costituiscono il nervo ottico.
La diagnosi del glaucoma
Può essere effettuata soltanto dal medico oculista con una serie di indagini semplici ed indolori:
- Anamnesi, cioè l’indagine sulla storia personale e familiare.
- Tonometria, cioè la misurazione della pressione endoculare, i cui valori normali sono tra 14 e 18 mmHg.
- Gonioscopia, per valutare le vie di deflusso dell’umor acqueo.
- Esame del fondo oculare, per valutare un’eventuale alterazione del nervo ottico.
- Esame del campo visivo, per evidenziare zone in cui la visione è ridotta o perduta, testando la sensibilità all’intensità luminosa nei vari punti.
- Pachimetria, per misurare lo spessore della cornea, in quanto esiste una stretta correlazione tra tale valore e la pressione intraoculare.
A volte si richiedono indagini altamente tecnologiche (OCT, GDX, HRT).
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